La recente scomparsa dell’amministratore delegato Sergio Marchionne ha messo Fca di fronte a nuove sfide.
Fca, per noi italiani resta la Fiat, produce 70 milioni di auto l’anno e mette ogni anno in campo investimenti impressionanti per consolidare ed espandere il brand nel settore dell’automotive.
Fca, Fiat e Chrysler insieme, è la conferma che unire le forze fa vincere sul mercato Così come è accaduto a Nissan, Renault e Mitsubishi, che nel 2017 hanno conquistato il primato nella classifica delle vendite con 10,6 milioni di auto.
Alta tecnologia, il sogno di Marchionne
Sergio Marchionne ha sempre punto sugli investimenti in alta tecnologia. Le auto, infatti, proprio come i cellulari sono sempre più connesse. Sono nate App che hanno rivoluzionato il sistema di guida e, l’obiettivo è arrivare ad auto che si guidano da sole. Si pe si che soltanto Google, tra i marchi hi tech avrebbe bisogno di costruttori in grado di sostenere un mercato da 20 milioni di auto.
Il private equity è un settore in cui il fattore-fiducia è determinante. Sergio Marchionne era un manager e non un imprenditore ed ha fatto, a giudizio dei più, ha un ottimo lavoro nella cura degli interessi del CdA e degli Agnelli che controllano FCA. Qualcuno ha, però, contestato che, dato come 100 il contributo totale di Marchionne, 80 è finito in tasca agli Agnelli, 15 alla Fiat e solo 5 al nostro Paese. Ma si torna la dove si era partiti: era un manager, un ottimo manager, non un imprenditore. Né tantomeno un filantropo.